CARGANDO

Buscar

Pijamar

Compartir

Por Lorena Soler

Volví a Pinamar. Mantenía en el recuerdo recorrer esas playas repletas de políticos. Los 90 y los 2000. Los ministros de Memem desfilaban en un lobby infinito, de la mano de las modelos de tapa de las revistas con tendencia (si, eran solo hombres. María Julia Alsogaray como siempre reposaba en Punta del Este). Los empresarios devenidos en políticos y los periodistas devenidos en empresarios y políticos, acompañaban las veladas de champagne y armaban el tablero para el año que se iniciaba. Secretos de Estado, rumores de amantes fortuitos, negocios de ocasión e intercambio de favores. La foto prohibida de Yabrán, el asesinato del fotógrafo José Luis Cabezas, la trasmisión televisiva por el “caso Cópola”, los divorcios de escándalo, la noche y las trasnoches. Las drogas y el arribo de los sintéticos. La cocaína empezaba a quedar vieja frente al desfile de los sponsor y autos descapotados.

Parte de la política argentina se cocinaba en las playas de un balneario que tenía un glamour burgués, que contrastaba con los señores regordetes, de camisa celeste, con whisky y habano en mano que ofrecía Cariló. El peronismo fascinado por tener una rubia sentada en las rodillas, tomarse licencia de los actos de choripán y por cinco minutos pertenecían a esa clase que Menem llevó por un tobogán.

El centro político y el centro de reposo coincidían. Los políticos kirchneristas también pasaron por Pinamar. Especialmente los ministros de la vieja guardia, aquellos que abrazaron al peronismo y que se subieron al último vagón de los DDHH.  El 2001 había prohibido la frivolidad, que solo se vivía puertas adentro en los departamentos de Puerto Madero donde una generación de jóvenes políticos accedió sin crédito hipotecario. El lema era exhibir austeridad, usar la misma camisa en todas las salidas públicas y esconder las zapatillas de marca. El goce era el poder puro. Sin modelos, pero con los mismos deseos participaban de una rosca infinita. Algo se cocinaba, mientras el jefe y la jefa los miraban desde el sur. No se sabía si veraneaban. El hermetismo fue el valor y el pecado de ese ciclo histórico.

En el 2022 demolieron el boliche KU – el icono de la noche de excesos- y en 2024 el Balneario CR, donde un ministro inmortal a todos los gobiernos tenía asegurada su carpa. Ku, como dicen sus creadores, “vendía fantasía”. Hoy fue reemplazado por un gimnasio. De las adicciones a la vida sana y eterna.

Sin burbuja ni política, el balneario vacío y despintado se volvió una disputa por la lancha más grande y la moto más larga. Un desfile en decadencia de cuatriciclos, hombres marcados en camionetas y running. Todos predispuestos a atropellar lo que encuentran por delante (y atrás). No existe el límite, no hay más Estado. Los argentinos se mudaron en masa a Brasil ante una argentina que ya sin glamour y con dólar subsidiado hace volar el último resabio de un fin de ciclo. Las promociones bancarias buscaron otras orillas y los restaurantes olvidaron las colas de espera. Las fundas de teléfonos móviles inundaron la avenida Bunge. El viento y el frío no resisten los ahorros del año. Milei y Karina no se toman vacaciones. Argentina está en crisis. Y en Pinamar ya no quedan pijas. 

PIJAMAR[1]


Sono tornata alla cittá di Pinamar (Argentina). Continuavo nella mia memoria a visitare quelle spiagge piene di politici. Anni ’90 e 2000. I ministri del presidente della nazione Carlos Memem sfilavano in un atrio infinito, mano nella mano con le modelle di copertina delle riviste di tendenza (sì, erano solo uomini. Il ministro María Julia Alsogaray, come sempre, riposava a Punta del Este). Imprenditori diventati politici e giornalisti diventati imprenditori e politici accompagnarono le serate a base di champagne e prepararono il terreno per l’anno che stava per iniziare. Segreti di Stato, voci di amanti occasionali, occasionali affari e scambi di favori. La foto proibita dell´imprenditore Yabrán, l’omicidio del fotografo José Luis Cabezas, la trasmissione televisiva del “caso Cópola” (il manager di Diego Maradona), i divorzi scandalosi, la notte e le notti in bianco. La droga e l’arrivo delle sostanze sintetiche. La cocaina cominciava a sembrare vecchia rispetto alla sfilata di sponsor e alle auto decappottabili.

Parte della politica argentina si stava preparando sulle spiagge di una località turistica dall’aspetto borghese, in netto contrasto con i signori paffuti, in camicia azzurra, con whisky e sigaro in mano, che Cariló –altra spiaggia- offriva loro. Il peronismo era affascinato dal fatto che una bionda sedesse sulle sue ginocchia, approfittando degli spettacoli del choripan (salsiccia), e per cinque minuti appartenevano a quella classe che il presidente Menem fece scendere da uno scivolo.

Il centro politico e il resto del centro coincidevano. Anche i politici kirchneristi (funzionari legati al presidente Nestor Kirchner) passarono da Pinamar. Soprattutto i ministri della vecchia guardia, quelli che abbracciarono il peronismo e che salirono sull’ultimo carro dei diritti umani. Nel 2001 venne vietata la frivolezza, che poteva avvenire solo a porte chiuse negli appartamenti di Puerto Madero (quartieri piú ricco di Buenos Aires), dove una generazione di giovani politici poteva ottenere un mutuo senza dover chiedere un prestito. Il motto era quello di ostentare austerità, indossare la stessa maglietta in tutte le uscite pubbliche e nascondere le scarpe da ginnastica firmate. La gioia era pura potenza. Senza modelli, ma con gli stessi desideri, partecipavano a un filo senza fine. Qualcosa bolle in pentola, mentre il capo e i capi li osservavano da sud. Non sapevo se trascorressero lì le estati. L’ermetismo fu il valore e il peccato di quel ciclo storico.

Nel 2022 è stata demolita la discoteca KU, icona della notte degli eccessi, e nel 2024 è stata demolita la Balneario CR (localitá balneare dove si trovavano politici e imprenditori), dove era stata messa al sicuro la tenda di un ministro immortale per tutti i governi. Ku, come dicono i suoi creatori, “vendeva fantasia”. Oggi è stata sostituita da una palestra. Dalle dipendenze alla vita sana ed eterna.

Senza bolla ne politica, il resort sulla spiaggia vuoto e dipinto è diventato una disputa per la barca più grande e la motocicletta più lunga. Una sfilata decadente di quad, uomini muscolosi su pick-up e gente che fa jogging. Tutti predisposti a investire qualsiasi cosa trovino davanti (e dietro). Non c’è limite, non c’è più Stato. Gli argentini si sono trasferiti in massa in Brasile di fronte a un’Argentina che, ormai senza più fascino e con un dollaro sovvenzionato, sta espellendo le ultime vestigia della fine di un ciclo. Le promozioni bancarie hanno cercato altri lidi e i ristoranti hanno dimenticato le attese in coda. Viale Bunge (la principale di Pinamar) è stata inondata di negozi che vendono articoli per cellulari. Il vento e il freddo non possono resistere ai risparmi dell’anno. Il attuale presidente della nazione Milei e sua sorella Karina non vanno in vacanza. L’Argentina è in crisi. E a Pinamar non ci sono più cazzi.

PIJAMAR[1]

 Paronimo di Pinamar (località balneare argentina). Pija´cazzo`, ´snob`; mar´mare`.
Artículo previo
Próximo artículo